Come ogni anno tornano con i loro colori sgargianti dall'Africa subsahariana per venire a nidificare in varie parti d'Italia e d'Europa.

 

Sono i gruccioni, uccelli bellissimi, amati dagli appassionati di birdwatching e di fotografia naturalistica, ma spesso detestati dagli apicoltori.

 

Perché questi uccelli sono insettivori e grandi mangiatori di api, come dice il loro stesso nome scientifico: Merops apiaster L..

 

Ma, è bene precisarlo da subito, i gruccioni non mangiano solo api da miele e spesso la loro fama di "devastatori di alveari" è abbastanza esagerata.

 

Questo non vuol dire che non possano far danni, ma spesso questi danni sono piuttosto limitati e anche in qualche modo mitigabili

 

Vediamo allora come fare per ridurre questi e convivere meglio con questi uccelli, perché conviverci bisogna. Infatti, per quanto possa non essere piacevole da sentir dire, i gruccioni sono una specie protetta e le api da miele no.

 

Alveari forti

Il primo consiglio è quello di mantenere alveari forti e popolosi e apiari abbastanza consistenti. Infatti, a dispetto della loro fama, i gruccioni non mangiano quantità enormi di api da miele. 

 

Secondo alcune stime, la predazione dei gruccioni può arrivare a sottrarre il 3% delle api di un alveare. In uno studio fatto in Ucraina, un po' di anni fa, fu valutato che un gruccione potesse mangiare fino a 9mila api in una stagione.

 

Ora, dal momento che un alveare ben popolato in questa stagione conta circa 50mila api o anche di più, anche considerando 5 gruccioni che mangino fino a 9000 api ciascuno, in una stagione avrebbero mangiato 45mila api, l'equivalente di circa un alveare, anzi un po' meno (senza tener conto che le api nascono in continuazione).

 

Questo in un apiario di 10 alveari costituisce un danno, in termini di api, minore del 10%, in un apiario da 20 alveari del 5% e così via, a cui va aggiunta l'eventuale mancata produzione.

 

Questo dato va considerato però a livello territoriale e non solo del singolo apiario. I gruccioni infatti hanno un raggio di caccia che va da 1 a 7 chilometri intorno al loro nido o al loro dormitorio, quindi la loro azione predatoria si distribuisce su tutti gli apiari presenti nel loro raggio d'azione.

 

Il danno quindi può esserci, ma ovviamente dipende dalla densità dei gruccioni (che solitamente non è altissima, ad eccezione di alcune zone) e anche dalla presenza di altre prede utili per questi uccelli, che vengono mangiate al posto delle api.

 

E in ogni caso, come si è visto, l'impatto può essere ridotto aumentando il numero degli alveari presenti non solo nel singolo apiario ma anche sul territorio.

 

Controllare la sciamatura

Controllare la sciamatura è fondamentale, per due motivi: uno perché così si mantengono alveari più forti e popolosi; due perché una volta che è sciamato un alveare deve far fecondare una nuova regina e in presenza di gruccioni il volo nuziale è estremamente pericoloso.

 

Uno dei maggiori problemi dati dai gruccioni, forse il maggiore, è proprio la predazione delle regine durante il volo di accoppiamento.

 

In caso di alte densità di gruccioni, come nel mese di maggio sulle coste toscane, la percentuale di regine predate in volo nuziale può arrivare anche all'80% e più. 

 

E questo è un grande problema per gli alveari che sono sciamati e in molti casi diventa necessario provvedere inserendo una nuova regina già fecondata.

 

Cambiare zona

Il problema delle fecondazioni è particolarmente sentito anche dagli allevatori di api regine che in certe zone, dove la presenza di gruccioni è troppo elevata, devono cambiare le postazioni di fecondazione almeno fino a quando gli uccelli non si disperdono più uniformemente sul territorio.

 

In genere il periodo più critico va dagli inizi di maggio alla metà di giugno e in particolare nelle zone costiere o nelle isole dove staziona lo stormo appena arrivato dall'Africa. In queste zone, l'allevamento delle regine diventa pressoché impossibile e cambiare zona di fecondazione diventa una necessità.

 

In casi eccezionali può esser utile anche spostare gli alveari, anche se le api hanno delle tecniche di difesa.

 

In caso di una presenza eccessiva di gruccioni infatti le api smettono di volare in modo da evitare di farsi mangiare. Una strategia che è stata osservata anche in casi di forti attacchi di calabroni.

 

Ovviamente se le api non volano non bottinano nemmeno, quindi si ha una perdita di raccolto, e se questa è considerata eccessiva, l'unica soluzione è spostare gli alveari.

 

Dissuasori artificiali

Tra i modi per tenere lontani i gruccioni dall'apiario c'è anche l'uso di dissuasori artificiali, come palloni, nastri colorati e ancora meglio sagome di falchetti che emettono gridi simili a quelli del falco e che hanno una certa efficacia nell'allontanare i nostri uccelli mangiatori di api.

 

È vero che i gruccioni possono mangiare le api anche lontano dagli alveari, ma in vicinanza dell'apiario la loro caccia può essere più efficace e quindi allontanarli può essere utile, anche se questo non è ancora stato ben stimato.

 

Meglio tra gli alberi

Anche tenere gli apiari tra gli alberi o in zone di macchia sembra avere dei vantaggi, in quanto i gruccioni non si avventurano troppo tra i rami e questo comporta che non si avvicinino troppo agli alveari.

 

Quanto possa essere utile questa misura non è facile a dirsi, ma è evidente che l'attività di caccia di questi uccelli e molto più efficiente in un campo aperto.

 

Indennizzi pubblici

Dal momento che i gruccioni sono una specie protetta e le api da miele no, gli indennizzi pubblici per compensare almeno in parte i danni e le perdite di produzione possono (o potrebbero) essere uno strumento da attivare.

 

Attualmente solo la Regione Sardegna ha attivato un sistema di indennizzi per i danni da gruccioni che si basa su una stima che tiene conto delle api predate.

 

Secondo questa stima, l'impatto dei gruccioni porta ad una riduzione del 6% delle api bottinatrici e del 3% delle api totali dell'alveare.

 

Quindi, in caso di danno accertato dalla presenza dei gruccioni, viene riconosciuta una riduzione di miele del 6% (pari alla percentuale di bottinatrici mangiate) e una mancata produzione di sciami pari al 3% (percentuale totale delle api predate) del numero complessivo degli alveari. Il tutto moltiplicato per il prezzo medio di mercato del miele e degli sciami.

 

Altri indennizzi che si potrebbero ipotizzare sono quelli legati all'aumento dei costi di produzione degli allevatori di regine che si vedano costretti a spostare i nuclei di fecondazione o alla mancata produzione delle stesse regine se non fosse possibile spostarsi, ma per il momento queste misure non sono mai state proposte da nessuna amministrazione.