Anche alla soia fanno bene gli impollinatori. È questa la conclusione piuttosto inaspettata di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università del Maryland, negli Stati Uniti, che ha mostrato come anche questa pianta riceva benefici dall'attività pronuba degli insetti.

 

Una conclusione inaspettata perché la soia è solitamente considerata una pianta autogama, cioè una pianta i cui fiori si autofecondano, anche perché generalmente la produzione del polline e la maturazione degli ovuli avviene prima dell'apertura dei fiori.

 

In realtà, già altri studi avevano ipotizzato un beneficio dell'impollinazione incrociata su questa pianta, o almeno su alcune varietà, ed è documentato che diversi insetti pronubi siano soliti visitare i suoi fiori.

 

Fiori che, inoltre, hanno tutte le caratteristiche per essere attrattivi per gli insetti, dal momento che hanno petali appariscenti e colorati, nettàri addirittura con colorazioni ultraviolette, invisibili a noi ma percettibili da molti insetti, che indicano la collocazione dei nettàri stessi.

 

Così i ricercatori statunitensi hanno messo a punto uno studio specifico per valutare se e come l'impollinazione incrociata potesse essere vantaggiosa per la pianta; i risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Pollination Ecology.

 

Lo studio è stato fatto su parcelle di soia per la produzione di edamame, cioè coltivata non per la granella, ma per i baccelli da usare come verdura. 

 

Le parcelle sono state divise in tre gruppi: uno in cui era impedita la visita degli insetti coprendo le piante con una rete, uno in cui le piante erano lasciate all'aperto e libere di essere visitate dai pronubi, e uno in cui l'impollinazione veniva fatta mano.

 

E nelle parcelle dove potevano andare gli insetti pronubi la produzione, il peso e la qualità dei baccelli era sempre superiore rispetto agli altri due gruppi.

 

Non solo, in queste parcelle il peso e la qualità dei baccelli aumentavano quanto più le parcelle erano vicine a margini del campo con fiori spontanei attrattivi per gli impollinatori.

 

Risultati che mostrano come la presenza degli insetti - e anche la qualità dell'ambiente in termini di biodiversità vegetale intorno alla coltivazione - sia vantaggiosa per questa coltura, diversamente da quanto si era quasi sempre pensato.

 

Cosa che spinge anche a rivalutare e ad approfondire le conoscenze sulle modalità di impollinazione della soia.

 

Una delle più importanti piante agrarie a livello mondiale, con un valore economico di oltre 200 miliardi di dollari, ma su cui evidentemente - come sottolineano i ricercatori del Maryland - abbiamo ancora delle lacune su un fattore chiave come la sua riproduzione.