Dopo le numerose segnalazioni susseguitesi in questi giorni, il Mipaaf ha deciso di intensificare i contatti con i colleghi di Dicastero - Salute e Ambiente - per fare fronte al problema mais e aflatossine

“Il caldo della scorsa estate, associato alle piogge successive, ha favorito lo sviluppo nel mais delle muffe che producono aflatossine. Un danno enorme per i produttori, che attendono da troppo tempo una soluzione”.  Ha detto senza troppi giri di parole il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, intervenendo a Cerea (Verona) all’assemblea degli agricoltori veronesi.

“Non c’è nessun pericolo per la salute di persone e bestiame - ha precisato Guidi -. Il mais contaminato è stato stoccato e non immesso al consumo. Ma i produttori devono avere risposte chiare. Se il mais non può essere venduto, bisogna dir loro cosa farne. Il ministero della Salute ha emanato le procedure operative per la prevenzione e la gestione dell’emergenza ma dobbiamo constatare che non sono stati risolti i problemi per quanto riguarda la gestione del mais stoccato, mentre risultano particolarmente onerose le disposizioni sull’autocontrollo della produzione di latte”.
“Gli agricoltori – ha osservato il presidente di Confagricoltura - sono stanchi di essere considerati sempre e comunque figli di un dio minore. I maiscoltori sono esasperati – ha concluso Guidi -. Non è possibile che le emergenze che li riguardano siano sempre e solo di serie B”.


Produzione in frenata nel Mantovano

Intanto, la paura delle aflatossine mette il freno alla produzione di mais nel Mantovano. La coltura importata dalle Americhe potrebbe subire una flessione vicina al 10%. Segno meno anche per il riso, alle prese con una contrazione dei prezzi che dovrebbe avere ripercussioni in termini di minore appeal nelle campagne del Sinistra-Mincio.
Così prevede per le semine primaverili Apima Mantova, che può contare su una posizione privilegiata di monitoraggio, sia come sindacato agricolo che di rappresentanza delle imprese agromeccaniche.

Troveranno maggiore spazio, sempre secondo le stime dell’associazione presieduta da Marco Speziali, la soia – trascinata da prezzi in salute e superiori di quasi il 30% rispetto ad un anno fa – e le barbabietole, che potrebbero registrare un rimbalzo positivo come ultimo canto del cigno, se dovesse passare in Europa la linea della fine delle quote zucchero già dal 2015. Una posizione di liberalizzazione a breve termine rispetto al mantenimento del regime protetto fino al 2020, che ha trovato favorevole inaspettatamente anche l’Italia.

Rispetto ad un anno fa, dunque, sembra archiviata la prospettiva di una semina last minute, esclusivamente impostata sui listini delle quotazioni.
“La diffusione prepotente delle aflatossine, in special modo nelle regioni limitrofe di Emilia e Veneto – afferma Speziali – sta causando ancora oggi disagi elevati agli allevatori. Non è il caso specifico della provincia di Mantova, colpita soltanto in alcuni comuni, ma sappiamo di aree che non hanno la sicurezza di arrivare al prossimo raccolto con scorte di mais per l’alimentazione delle vacche da latte, specie per la quale la soglia di aflatossina è più bassa rispetto ai suini o agli avicoli”.