L'instabilità politica, il boom dei prezzi dell'energia, la siccità e una delle estati più calde della storia che hanno influito sulle rese in campo, l'incremento dei costi di produzione e l'ombra sempre più lunga dell'inflazione. È questo il contesto, decisamente anomalo, con il quale hanno dovuto fare i conti gli agricoltori europei nei mesi scorsi, così come le catene di approvvigionamento, la filiera logistica, il trasporto, i magazzini.

 

Lo ha ricordato la Commissione Agricoltura dell'Unione Europea, pubblicando l'ultima relazione sulle prospettive a breve termine per i mercati agricoli comunitari.

 

Il quadro è complesso e le condizioni sono difficili, ma il settore agricolo, secondo la Commissione Agricoltura di Bruxelles, "è forte e la disponibilità di cibo non è a rischio nell'Ue". Anzi, l'Unione Europea "continuerà a fare la propria parte per contribuire alla sicurezza alimentare mondiale". Anche se "questa situazione geopolitica comporterà una notevole incertezza in relazione alle prospettive".

 

L'export di cereali dell'Ue, per rispondere alle esigenze dei Paesi più esposti all'insicurezza alimentare, "dovrebbe raggiungere i 51 milioni di tonnellate, il 6,5% in più rispetto alla scorsa stagione e il 20,9% in più rispetto alla media quinquennale".

È necessario, su questo fronte, tenere alta l'attenzione. Anche perché la firma a luglio della Black Sea Grain Initiative, che ha portato alla ripresa delle esportazioni di grano ucraine attraverso il Mar Nero, ha portato un certo sollievo sui mercati internazionali con un forte calo dei prezzi del grano e dei semi oleosi, ma il suo rinnovo non può essere dato per scontato.

 

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Anche la disponibilità di fertilizzanti per la prossima stagione è un'altra preoccupazione per il settore agricolo. Una riduzione della produzione e dell'uso di fertilizzanti - scrive la Commissione Ue - potrebbe avere un impatto sulla produzione agricola nel 2023, nonché sui settori della lavorazione delle bevande e della carne che utilizzano sottoprodotti del processo di produzione dei fertilizzanti.

 

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Vediamo nel dettaglio alcuni approfondimenti del rapporto autunnale della Commissione Ue.

 

Seminativi

Si prevede che la produzione cerealicola totale dell'Ue raggiunga i 270,9 milioni di tonnellate, con un calo del 7,8% rispetto al 2021. Il calo più netto riguarda il mais con 55,5 milioni di tonnellate (-23,7% su base annua), in conseguenza alla siccità estiva.

 

La produzione di grano tenero per gli analisti di Bruxelles dovrebbe registrare una diminuzione del 2,4% tendenziale, con una produzione prevista di 127 milioni di tonnellate.

 

Crescono le esportazioni: +23% per il grano tenero, con la proiezione di raggiungere i 36 milioni di tonnellate nel 2022.

 

Quanto alle colture proteiche, grazie alle maggiori rese attese si stima che la produzione dell'Ue cresca dell'1,4% e raggiunga i 4,32 milioni. La superficie coltivata a semi oleosi in Europa ha raggiunto il massimo storico nella campagna di commercializzazione 2022-2023: 12,2 milioni di ettari, in crescita del 14,6% su base annua.

 

I fattori trainanti di questo sviluppo sono stati l'impennata dei prezzi dei semi oleosi e in particolare degli oli vegetali e la deroga temporanea per consentire la coltivazione di alcune colture su terreni messi a riposo. Questa significativa espansione ha portato a un aumento del raccolto del 7,5%, attenuando così l'impatto della siccità sui raccolti.

 

Colture specializzate

Olio

È atteso un brusco calo della produzione di olio d'oliva in Europa, nell'ordine del -25%, con la sola Grecia che dovrebbe essere in controtendenza. Anche in questo caso le motivazioni sono di ordine climatico: il calore durante il periodo di fioritura, combinato con il deficit idrico durante la fase di crescita delle olive, ha influito negativamente sulla produzione di olive e sulla qualità dell'olio, che è stata osservata durante la fase di molitura. In una certa misura, la minore produzione potrebbe essere coperta dalle scorte iniziali e probabilmente anche dall'aumento delle importazioni.

 

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Vino

La produzione vinicola dell'Ue è sostanzialmente stabile, con una produzione 2022-2023 che dovrebbe aumentare del 2,5% sulla media quinquennale. Ciò è dovuto principalmente a una maggiore produzione prevista in Francia. La qualità del vino potrebbe anche essere maggiore, grazie ad una significativa riduzione delle infezioni fungine dell'uva.

 

Le esportazioni di vino rimangono agli stessi livelli dell'ultima campagna di commercializzazione, con le principali destinazioni negli Stati Uniti e nel Regno Unito, seguiti da Svizzera, Canada e Cina.

 

Frutta

L'aumento dei prezzi, trascinati dall'inflazione, dovrebbe influire negativamente sui consumi. In particolare, la Commissione Ue prevede che il consumo di mele e arance fresche nell'Ue dovrebbe scendere leggermente a 12 chilogrammi pro capite.

 

Latte e latticini

Il clima caldo e secco della scorsa estate non solo ha aumentato lo stress da caldo alle vacche, ma ha ridotto disponibilità e qualità dell'erba. Per far fronte a ciò, gli agricoltori hanno dovuto in alcuni casi ricorrere a parte del mangime che avrebbe dovuto essere impiegata per la stagione successiva. In altri casi, invece, è stato scelto di ridurre la mandria in stalla. Fattori che, secondo le stime Ue, dovrebbero ridurre le produzioni lattiere dello 0,5% rispetto all'annata precedente.

 

L'inizio del 2023 potrebbe essere difficile per gli allevatori di latte, chiamati ad affrontare costi di input più elevati e una minore disponibilità di mangime. A tutto questo potrebbe aggiungersi un calo dei consumi, per effetto dell'inflazione alimentare.

 

Prodotti a base di carne

Gli allevatori sono tra le realtà colpite dai prezzi record dell'energia e dall'incremento degli input. Nonostante i prezzi di mercato elevati per carne bovina, suina e pollame, i maggiori costi limitano la produzione in questi tre settori. Nel 2022, infatti, la produzione di carne bovina dell'Ue diminuirà dello 0,6%, la produzione di carne suina del 5% e la produzione di pollame dello 0,9%.

 

I prezzi elevati pesano anche sull'export comunitario, tanto che il report della Commissione Agricoltura prevede diminuzioni intorno all'1% per le carni bovine, del 17% per quelle suine e del 2,2% per il pollame.